09 NOV – (Reuters Health) – Anche se molti medici consigliano ai pazienti con insufficienza cardiaca di seguire una dieta a basso contenuto di sale per minimizzare le complicanze, un nuovo studio suggerisce che non ci sono prove sufficienti a sostegno di questa raccomandazione. È il risultato di una ricerca, coordinata da Kamal Mahtani, dell’Università di Oxford, nel Regno Unito, pubblicata da JAMA International Medicine.
Lo studio.
Il team ha preso in considerazione i dati raccolti in nove studi precedentemente pubblicati, che hanno coinvolto, complessivamente, 479 pazienti. Nessuno di questi studi sarebbe riuscito a determinare se una dieta povera di sale fosse associata a un minor rischio di morte per cause cardiovascolari come infarto o ictus. Per esempio, l’analisi avrebbe rivelato che il numero di ricoveri successivi per malattia acuta è stato indipendente da quanto sale consumavano i pazienti con insufficienza cardiaca. L’assunzione di sale, inoltre, non sembra influenzare la frequenza o la gravità dei sintomi di insufficienza cardiaca.
I commenti . “Molte linee guida sembrano variare rispetto ai consigli sulla riduzione dell’assunzione di sale in caso di insufficienza cardiaca”, ha dichiarato Mahtani. “Il nostro studio dimostra che non ci sono prove di alta qualità sufficienti a supportare o smentire le attuali raccomandazioni”.
Secondo Clyde Yancy, della Northwestern University di Chicago, i medici, però, non dovrebbero evitare di raccomandare ai pazienti di ridurre il sale. “Limitare il sale nella dieta è una delle principali raccomandazioni per chi soffre di insufficienza cardiaca e questo consiglio non va trascurato, perché troppo sale provoca ritenzione di liquidi, che un cuore indebolito dall’insufficienza cardiaca non può gestire”.
Fonte: JAMA International Medicine
Lisa Rapaport
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)